Guido Camarda
V'è da premettere che la materia ambientale diventa, anche sotto il
profilo giuridico, sempre più complessa e variegata. Vanno dunque
apprezzati quei tentativi di trattazione unitaria che al di là delle
riflessioni personali dei vari Autori, richiedono una ricerca normativa
dottrinaria e giurisprudenziale considerevole.
Il primo capitolo - dopo alcuni “cenni sul definirsi della coscienza
ambientale nel secolo XX” - è dedicato ai documenti internazionali più
importanti: principi di Stoccolma del 1972, carta mondiale della natura
del 1992, principi di Rio de Janeiro del 1992 e principi di
Johannessburg.
L'intero capitolo secondo, a sua volta, ruota sul concetto di ambiente
come patrimonio comune della umanità. Nel campo dell'ambiente marino, è
noto che tale concezione con specifico riferimento all'Area, è stata
codificata nell'articolo 136 della Convenzione di Montego Bay del 1982.
Il principio, osserva opportunamente l'A., trova però applicazione
anche agli altri spazi marini, pur con la necessaria armonizzazione
rispetto ad altri diritti. Ad esempio, i diritti preferenziali degli
Stati rivieraschi nelle rispettive zone economiche esclusive si
esercitano nel rispetto del diritto-dovere irrinunciabile della
conservazione delle risorse marine.
Particolarmente interessante è il richiamo, all'interno dello stesso capitolo della teoria del demanio pubblico internazionale.
Il terzo capitolo si sofferma, con riflessioni di carattere generale ma
anche con numerosi richiami a convenzioni internazionali, sul concetto
di ambiente come bene giuridico. Vi vengono esaminate, a tal proposito,
le concezioni “atomistiche” e quelle “globalistiche”.
In successioni logica, si pone il quarto capitolo su “Titolarità e
tutela dell'ambiente”. Numerosi e molto utili sono i richiami di
diritto comparato con particolare riguardo all'ordinamento giuridico
spagnolo.
Data di
pubblicazione: 21 settembre 2009.